Migliozzi appartiene a quella schiera di artisti che tra il ventesimo e il ventunesimo secolo hanno ostinatamente e saggiamente indagato su alcuni aspetti cruciali della tecnica antica e, del resto, per Migliozzi un tale ricerca è totalmente connaturata col suo essere uomo del meridione che convive con i relitti di un passato grandioso e incombente. Così, per fare un unico ma fondamentale esempio, Migliozzi ha seguito nel corso di lunghi anni di indagini e ricognizioni la moderna ricerca sulla problematica dell’ encausto e ha raggiunto conclusioni molto attendibili e veramente da lui scrupolosamente riverificate tramite una autentica sperimentazione scientifica. Ha, quindi, potuto sfatare tanti miti che ancora oggi offuscano il progresso degli studi realmente filologici e ha potuto facilmente confutare conclusoni aberranti di altri colleghi. Migliozzi, però, è troppo signore e troppo riservato per trasformare le sue ricerche in bersagli polemici. E’ uomo assolutamente di pace e pacificamente la sua ricerca avanza, con piena coscienza di sé ma senza alcuna ostilità verso nessuno. La raggiunta certezza nel campo della ricerca filologica costituisce per Migliozzi soltanto uno stimolo, anzi lo stimolo più autentico e forte, per la propria creatività che infatti è unica e del tutto autonoma, come nella mostra emerge chiaro.